La foto ricordo di Gesù
La Sacra Sindone mi ha sempre colpito per tutta una serie di fatti che contraddicono l’ipotesi che sia una pittura medievale. Ad esempio le tracce dei chiodi non coincidono affatto con le tradizionali rappresentazioni pittoriche, ma rispecchiano la tecnica della crocifissione così come ricostruita dagli storici. Tantissimi dettagli del lenzuolo sono riconducibili al racconto evangelico attraverso conoscenze di anatomia e storia non conosciuti al tempo della presunta pittura.
Ma la cosa che mi coinvolge più di tutte è il fatto che l’immagine sul lenzuolo ha le caratteristiche di una negativa fotografica. Questo fu scoperto solo quando la Sindone fu fotografata la prima vollta e si vide che l’immagine era più chiara e riconoscibile sulla negativa fotografica. Prima dell’invenzione della fotografia il concetto di negativo semplicemente non esisteva.
Sembra che non si riesca a chiarire la natura dell’immagine: non vi sono pigmenti, il colore del tessuto semplicemente cambia in relazione alla distanza dal corpo. Come se il il corpo avesse emesso energia. Come se avesse voluto lasciare un’impronta.
Pensado a queste cose durante la visita mi è venuto in mente che Cristo aveva voluto lasciarci la sua foto ricordo come un regalo, un “di più” grauito dopo tutto quello che aveva fatto nei tre anni di predicazione . Di solito le foto ricordo si fanno per momenti felici. Quella di Gesù, non è proprio quella di un momento lieto. Non è la foto del suo Bar Mitzvah, il rito ebraico del passaggio all’età adulta. É la foto della sua Passione, dei suoi patimenti, di un uomo nudo, umiliato e ferito. Questa è l’immagine che Cristo ha voluto trasmetterci, come se avesse voluto dirci “Guardate, questo è quello di me che è importante che ricordiate, non quella volta che ho moltiplicato i pani e i pesci, di quando ho resuscitato Lazzaro o vi ho mostrato la mia gloria sul monte Tabor. Ricordatemi così”.