Anarchici ad orologeria
Nel ‘69 avevo diciassette anni e potevo anche crederci. E devo confessare che ci ho creduto per annni. Anche perché la vicenda di Piazza Fontana diventava, col tempo, sempre più caotica, fra processi trasferiti, annullati e contraddittori. La vicenda diventava sempre più lontana e confusa. Che la resposabilità non fosse dell’anarchico Valpreda, ma dei fascisti Freda e Ventura, mi sembrava un fatto lontano. E questo straniamento avvenne anche per la stazione di Bologna, che ha colpito molto, molto vicino a me.
Ma tutto mi apparve chiaro pochi giorni prima del G8 di Genova. A Bologna una bomba, non esplosa, viene attribuita agli anarchici. “Ci risiamo” ho pensato “si ricomincia con un vecchio copione”. E comincia ad avere paura per i miei amici, fra cui don Oreste Benzi, che stavano per partire per quella città. Avevo capito che a Genova sarebbe scattato il meccanismo della strategia della tensione e della criminalizzazione del dissenso. Così è stato.
Da allora cominciai a farci caso. Altre bombe inesplose “opera degli anarchici” venivano puntualmenta trovate quando la tensione cominciava a salire. Ad esempio quando cominciò ad esserci tensione per la ferrovia in Val di Susa, puntuali “gli anarchici” posero una bomba, che non esplose. Le bombe inesplose fanno meno sensazione, si dimenticano in fretta. E se non si trovano i colpevoli, nessuno protesta. Ma se esplode e fa vittime, allora bisogna indagare a fondo e potrebbero venir fuori verità scomode.
Questa notte hanno trovato una bomba alla Bocconi, è esplosa “solo in parte” ed è stata attribuita ad un gruppo anarchico.
Bisogna battere il ferro finchè è caldo.