Sei politico
Una delle “riforme” della giustizia, che, guarda caso, salverebbe Berlusconi dai suoi processi, sarebbe quella di fissare una durata massima dei processi a sei anni.
Quel numero, sei, ha fatto scattare un’associazione, che non è risultata poi del tutto camapta in aria: il sei politico.
Nel Sessantotto, sull’onda di don Milani, dicevamo “no alla selezione” e volevamo che la promozione dei più deboli fosse raggiunta dando maggiore attentenzione e mettendo a disposizione più mezzi a chi si trovava in situazioni di svantaggio, come, ad esempio, chi proveniva da famiglie povere.
Poi è saltata fuori questa cosa del sei poilitico che ha rovinato tutto. Faceva comodo a chi aveva poca voglia di studiare e a chi aveva interesse a presentarci come fannulloni. Più in generale, una scuola “facile” faceva comodo anche a chi avrebbe dovuto mettere a disposizione maggiori mezzi e non voleva farlo.
Così col sei politico si offriva un surrogato che non dava nessuna preparazione o cultura, semplicemente scaricava gli studenti.
Ora si vuole dare una risposta all’eccessiva durata dei processi con una risposta simile: dopo sei anni il processo finisce. Fa comodo ai colpevoli e a chi dovrebbe mettere a disposizione i mezzi per abbreviare i processi.
Ma, come il sei politico non garatisce la cultura, la durata massima di sei anni non garantisce la Giustizia.