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Specchio antico

Specchio antico

Ora vediamo come in uno specchio antico (San Paolo)

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Si torna a differenziare, per ora i test

Questa è la testimonianza di una mia amica , mamma di un bambino con disturbo specifico dell’apprendimento ( DSA, noto anche come dislessia).

“Ieri mio figlio P. ha fatto il test per entrare nella scuola per … , hanno fatto accomodare i ragazzi e lui ad un certo punto si alza e dice: ma in questa stanza abbiamo i banchi e gli altri solo le sedie, ma qui siamo tutti DSA? Tutti rispondono di sì e si mettono a ridere insieme, poi arriva il preside e fa loro un discorso del tipo che non sid evno sentire discriminati, che nessuno li considera disabili o ritardati ecc… e un altro dice, guardi che ce lo dicono da una vita lo sappiamo… e di nuovo tutti a ridere. Poi sempre mio figlio dice la professore che una domanda non è comprensibile, lui inizia a leggergliela sottovoce e lui dice: guardi che se non riesco a leggerla io non riescono nemmeno gli altri e di nuovo tutti a ridere…. Secondo voi si capisce che solo da quest’anno sono obbligati a fare il test differenziato per i DSA certificati?”

Per fortuna i ragazzi la prendono in ridere, almeno per ora, e qualcuno sa rispondere a tono al Preside.

Beppe Grillo nel primo cerchio

Ricordo che lessi “Il primo cerchio” di Ivan Solgenitsin quando facevo il Liceo. Il titolo narra la vita in un particolare campo di prigionia: quello dove venivano fatti lavorare gli scienziati dissidenti sovietici, dei quali il regime comunista voleva comunque sfruttare le capacità. Per questo ricevevano un trattamento migliore rispetto rispetto agli internati dei Gulag, avendo però l’obbligo di lavorare a favore di di quel regime che avrebbero voluto combattere. Da qui il titolo ispirato alla Divina Commedia.

Fra tanti episodi, uno mi è rimasto impresso. Un ingegnere, di cui non ricordo il nome, possiede una buona vena comica e volentieri si presta a divertire i compagni. Una sera viene incitato dai compagni di prigionia ad esibirsi. Ha in mente un’idea, un processo al principe Igor, dove il popolare eroe russo viene messo sotto accusa e condannato da un giudice che travisa le sue azioni e lo condanna in quanto borghese e nemico del popolo sovietico. Sa benissimo che questa esibizione gli procurerà un sacco di guai, ma sa altrettanto bene che riceverà applausi, risate  e, soprattutto, consenso dal suo pubblico. Così, annota l’autore, non può evitare di esibirsi e di dire quelle battute, perché lui, nel suo profondo, è un attore e vive per compiacere il suo pubblico e avere quelle risate. Deve dire quello che il pubblico vuole sentire, anche oltre quello che pensa, anche se poi verrà convocato dal Commissario politico e la sua situazione di prigioniero peggiorerà notevolmente. Così il processo la Principe Igor va in scena di fronte ai dissidenti che plaudono.

Così si spiegano le dichiarazioni scioccanti di Beppe Grillo. Lui è un comico e deve compiacere il pubblico, non importa se le sue battute hanno poi un riscontro nella realtà. Così, se avverte che il pubblico vuole sentirsi dire che le tasse uccidono più della mafia, lui lo dice. Ecco perché ha consenso, lui è un comico  e sapere cosa vuole il pubblico è un’abilità richiesta dal suo mestiere.

Amore Lavoro Pace Salute.

Approfittando di un giretto a Roma per altri motivi ho visitato la Mostra “Il senso della vita: amore, lavoro, pace, salute” di National Geographic Italia. Ottanta foto che mi hanno provocato reazioni che vanno da “Questa non ce la farò mai” a “forse con un po’ di fortuna” a “Così brutte non ne farò mai” (una sola: un bambino denutrito fotografato senza pietà).

Tralasciamo i commenti sull’abbondanza di foto con animali nella sezione Amore.  Niente da dire sulle bellissime foto su Lavoro, Salute e Pace. Ma evidentemente, anche per i fotografi di National Geographic come per me, alla fine la cosa più difficile da raffigurare è la Pace. La cosa bella è che nella Pace c’è tanta preghiera, monaci, persone di etnie diverse che pregano insieme. Funziona molto l’accostamento kefiah-boccoloni da ebreo ortodosso. Ma la donna vestita di azzurro sul deserto ocra, perché? Perché quel bambino che mi guarda? Perché è sudafricano? Perché quei soldati coi palloncini rosa, quando quel rosa è il nemico? La foto più bella è di McCurry: campo d’orzo, carrarmato, contadino col badile in spalla . Il colpo di genio è il badile parallelo al cannone, l’insieme ha una forza indescrivibile.

A parte quest’ultima, le foto più belle sulla Pace sono forse quelle fuori da questa sezione. Perché la Pace è Amore, Lavoro e Salute. Semplicemente.

Vacanze in barca

Stavo per alzare la mano quando Ombretta Colli ha chiesto “Chi non ha mai fatto una vacanza in barca?”

Poi mi sono ricordato: ma certo, come no, a dodici anni con gli Scout.

Una corvetta della Marina ci ha portati fino a Monfalcone, dove avevamo  spedito le nostre barche a remi. Da lì siamo partiti, vogando in sei per barca, più uno la timone. Piccole barche, dove troviamo posto noi, gli zaini e la cassa con il materiale per cucinare. Risalivamo il fiume Isonzo, un viaggio fra l’acqua, il verde e il cielo. Alla mattina voga, poi montare la vecchia tenda militare americana e cucinare su un fuoco di legna. Poi al pomeriggio giochi.

A un certo punto l’avventura, quella vera, non programmata. La corrente si fa forte, l’acqua bassa, proviamo a scendere e spingere. Niente da fare, un’indicazione dei capi e si porta la barca verso la sponda più lontana, dove c’è un terreno dov’è possibile accamparsi. Ma siamo lontani dalle case, il sacerdote che ci accompagna fa la spola con la macchina per riempire le taniche di acqua. Nella notte, nubifragio, il vento fa cadere le povere tende. Marcia notturna, fino al fienile, sopra la grande stalla dell’azienda vicina. Il contadino disfa per noi le balle di paglia che ci fanno da coperta. Il giorno dopo, mente lavoriamo per rimettere in sesto l’attrezzatura ed asciugare i panni, Arrigo conia il motto del campo. “Isonzo, Isonzo, che fiume strano!”. Ripartiamo, dopo che i più grandi hanno portato le barche oltre la zona delle correnti forti. Un paio di giorni placidi sul canale Isonzato, alternando voga e giochi. Intanto a Rimini i nostri genitori hanno saputo del nubifragio e partono al nostro soccorso. Girano in auto per l’intera giornata, non ci trovano, è ora di tornare. Prima di risalire in auto una mamma grida disperata il nome del figlio “Angelo!”. Dall’altra parte del canale Angelo si affaccia dall’argine “Ciao mamma, cosa c’è?”.

Poi arriviamo alla laguna di Grado, tappa lunghissima, col vento contro. Arriviamo tardi, le quattro del pomeriggio, piantiamo la tenda, mangiamo, poi un pisolino. Al risveglio ci troviamo di fronte al mistero di un campo silente e di un cartoccio di salumi comparso sulla porta della tenda: avevamo dormito fino all’alba del mattino dopo e i capi ci avevano lasciato la cena davanti alla tenda. A questo punto il campo diventa fisso si possono iniziare giochi in barca. Solo che non conoscendo le regole della laguna ci troviamo impantanati nella bassa marea a spingere le barche in una spanna d’acqua, con le gambe che affondano nella melma putrida. Ma riusciamo lo stesso a combinare il grande gioco finale.

Poi si torna e non si vede l’ora di ripartire.

Chissà se Formigoni si è divertito così tanto nelle sue vacanze in barca.

Tesorieri

Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.” (Giovanni 12, 3-6)

Certo che anche gli Apostoli non erano messi tanto bene come tesoriere!

Nevicate e semantica

Giovani di Pennabilli (RN)

Giovani di Pennabilli (RN) dove la neve ha oltrepassato i due metri

Probabilmente a proposito della Grande Emergenza neve si diranno tante cose, ma si parlerà poco di semantica, che tanto ha contribuito al caos di Roma.
Sapete tutti che la semantica si occupa di linguaggi e comunicazione. Avrete visto tutti Alemanno adirato perché gli avevano segnalato 35 millimetri di neve
e il capo della Protezione Civile Gabrielli rispondergli che egli avevano correttamente segnalato le precipitazioni in mm di acqua secondo le norme internazionali.
Gabrielli avrà le sue buone ragioni, la sua comunicazione (l’ha mostrata in televisione) era fatta con tutti i crismi dell’ufficialità e secondo le convenzioni internazionali. E anche secondo gli usi della burocrazia Italiana. La quale, purtroppo, poco si cura se le sue comunicazioni sono comprensibili al destinatario. Quanto dovuto è stato comunicato e tanto basta, poco importa se occultato dietro un’oscura sigla.
Alemanno, a dire il vero, è laureato in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, dovrebbe aver masticato almeno quel po’ di meteorologia (una branca dell’ecologia, per chi non lo sapesse) che serve per sapere che un centimetro di neve corrisponde alla preciptazione di millimetro di acqua. Quindi doveva aspettarsi 35 centimetri (e non millimetri) di neve. Ma una comunicazione diretta a un sindaco si dovrebbe tenere presente che dall’altra parte può esserci un medico, un avvocato o anche un ragioniere. E che un sindaco preoccupato per la neve si a spetta dei centimetri di neve e non millimetri di pioggia.
Quindi, se si vuole un’utile lezione da questi disagi, occorrerà parlare anche di semantica.
Ma sono sicuro che sarà l’ultima delle preoccupazioni di chi commenterà queste giornate romane. Troveranno più interessante sottolineare l’inefficienza della giunta capitolina oppure dire che quando c’era Bertolaso gli spazzaneve arrivavano in orario e che non c’è più la Protezione Civile di una volta.
La quale Protezione Civile, detto per inciso, nell’entroterra riminese sommerso da un nevone di portata storica, sta facendo un ottimo lavoro.

Articolo 18: verità goebbelsiana?

Quello che si dice sull’articolo 18, mi sembra una di quelle cose che diventano verità solo per il fatto di essere state ripetute infinite volte. Come insegnava Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich.
Eppure basterebbe farsi poche domande.
Si afferma che ci sono imprenditori che rinunciano ad espandere l’azienda per timore di non poter poi licenziare.
Ma quanti sono questi imprenditori? E specifico: quanti sono questi imprenditori che hanno un’azienda di quindici dipendenti, operano in un settore in espansione e non assumono per timore di non poter licenziare un lavoratore senza una motivazione valida? Sono così tanti da provocare un sostanziale aumento del PIL nel caso venga abolito il babau dell’articolo 18?
E soprattutto, abbiamo bisogno di questi imprenditori? Se un settore è in espansione, qualcun altro comunque amplierà la produzione e assumerà lavoratori. L’articolo 18 avrebbe allora un pregio: selezionare una classe di imprenditori che non sente il bisogno di licenziare lavoratori senza motivi o per motivi discriminatori. Perché è questo che l’articolo 18 realmente vuole impedire: licenziamenti immotivati o discriminatori.
Imprenditori, insomma, che rispettano i lavoratori e, in definitiva, le persone.
Di questi, abbiamo bisogno.

Come in Germania…

Gira su Facebook un appello che dice più o meno “Dite che dobbiamo alzare l’età pensionabile perché in Europa tutti lo fanno. Bene, ma vorremmo anche che  i politici disonesti si dimettessero, perché in Europa tutti lo fanno…”

Il pezzo poi prosegue portando ad esempio altre cose che succedono in Europa e che vorremmo succedessero anche da noi in Italia. In particolare parla della Germania, dove le autostrade son gratuite e succedono tante altre belle cose.

Sono d’accordo su tutto. Ci sono tante cose che vorrei andassero come in Germania. E già che ci sono ne elenco altre, che ho saputo dai giornali  o notato nei viaggi in quel paese.

Municipio id Amburgo. Non c'era nessun cartello che lo vietasse

Municipio di Amburgo. Non c'era nessun cartello che lo vietasse

Vorrei che, come in Germania, in tutti i negozi ti dessero lo scontrino e che l’evasione fiscale fosse il 40% di quella che è attualmente in Italia.

Vorrei che, come in Germania, non ci fosse bisogno di lunghe file di divieti nei parchi, visto che la gente sa come comportarsi.

Vorrei che, come in Germania, quando il Comune dà il permesso di costruire una capanna di 10mq in riva al lago, i cittadini costruissero un’ordinata casettina di 10mq (ne ho viste) e non 14mq e una veranda di 16mq (che poi si chiude), un capanno per attrezzi sul retro, si va su col tetto di un piano e si fa un balcone e poi la cuccia e una tettoia per la macchina e una per il motorino. Tanto per incominciare.

Vorrei che, come in Germania, con il permesso per una manutenzione straordinaria si facesse la manutenzione straordinaria e non uno o due piani di sopraelevazione.

Vorrei che i concetti di “condono edilizio” e “condono fiscale” manco esistessero, al punto che spiegarli a un tedesco è quasi impossibile o almeno ci vuole un sacco di tempo.

Vorrei che, come in Germania, quando serve il limite di velocità dei 50 si mettesse il limite dei 50. E tutti vanno ai 50. E non un limite dei 30 dove serve quello dei 50 e poi la gente va ai 50, a meno che non ci sia l’autovelox in vista, perché tanto si sa che se hanno messo i 30 il limite giusto sarebbe quello dei 50.

Vorrei che, come in Germania, quando ti presenti sulle strisce pedonali ci fosse un’auto pronta lì, ferma per farti passare. Di solito adesso il tedesco al volante ti guarda un po’ strano, perché, come fai in Italia, intanto ti sei solo affacciato per vedere se prima o poi il traffico si dirada e tu puoi passare e invece lui si aspetta che passi, senza indugi.

Vorrei che, come in Germania, per impedire l’ingresso nei parchi degli scooter fosse sufficiente un cartello e non fossero necessari ingressi a labirinto che costringono i ciclisti non acrobati a scendere.

Vorrei che, come in Germania, una bicicletta disegnata per terra venisse interpretata come “Pista ciclabile” e non “Parcheggio per auto con le quattro frecce”.

I tedeschi non hanno nulla da imparare da noi? Beh, ad esempio, potrebbero evitare di mettere il ketchup sulla pizza. E forse, se ci penso un po’ , mi vengono in mente anche altre cose.

I costi della casta

Costo del Parlamento per abitante

Costo del Parlamento per abitante

Ieri sera Mentana al Tg di La7 ha presentato uno studio fatto da un’organizzazione indipendente brasiliana dove si evidenziava che in Italia il costo del Parlamento per abitante in Italia è, in termini assoluti, il più alto fra i paesi presi in considerazione. Anche se poi lo stesso studio evidenzia che rapportando il costo allo stipendio (e quindi al tenore di vita) il Brasile balza al primo posto e l’Italia perde qualche posizione, resta il fatto che il costo del Parlamento Italiano è di gran lunga il più alto in Europa, lasciando indietro anche gli Stati Uniti.

Rapporto col salario minimo

Rapporto col salario minimo

Ridurre i costi della rappresentanza politica è dunque doveroso e urgente , proprio adesso che si richiedono sacrifici al paese. Ma non illudiamoci che risolva chissà quali problemi. Nel rapporto si dice che il costo del Parlamento per abitante è intorno a ventisei Euro per abitante. Il che significa che dimezzando la spesa otterremmo un beneficio che si può equiparare a poco più di una pizza e birra all’anno o, se preferite, un cappuccino al mese. I sacrifici richiesti agli Italiani sono di ben altro ordine di grandezza.

Questo non significa che ridurre i costi della rappresentanza politica sia inutile: deve essere fatto per dare un chiaro segnale al Paese.

Ma sui costi della politica ha ragione Monti: i veri costi sono quelli delle spese clientelari e delle leggi fatte nell’interesse delle lobby.

Ma su questo anche parecchi elettori che votano in funzione proprio di questi interessi particolari dovrebbero fare un esame di coscienza. Ed è per questo che sono diffidente nei confronti di questa campagna sui “costi dalla politica” che se la prende (giustamente) coi privilegi dei parlamentari e tace sugli sprechi e i privilegi che gli elettori chiedono ai parlamentari di approvare.

Google Adsense

Questo è uno screenshot della pubblicità

Questo è uno screenshot della pubblicità, ma il link vi porta comunque alla pagina dove potete acquistare il libro on-line, se non l'avete già fatto

Lì per lì è stata un’emozione: il Mio Libro pubblicizzato su You Tube e su “Informare per resistere”.

Stavo guardando un video e a lato ho visto un avviso pubblicitario su cui giravano copertine di libri, e fra questi appare proprio il Mio Libro: “Un incontro simpatico“, fra l’altro (meraviglia!) fra quelli di Fabio Volo e Sophie Kinsella. In più all’interno della pubblicità della “Libreria Cattolica” su un sito che cattolico non sembrava proprio, anzi.

Poi la pubblicità salta fuori (questa volta “Libreria Universitaria”) sul sito “Nikon rumors” che si occupa di indiscrezioni sull’attrezzatura fotografica.

Cliccando in un angolino scopro che gli annunci sono quelli di Google Adsense e lì si chiarisce l’arcano: i siti hanno accettato il servizio di Google, che inserisce pubblicità scelte sulla base delle ricerche e delle preferenze del visitatore. Quindi, poiché nei giorni precedenti avevo cercato nel web per vedere se i miei sforzi di farmi un po’ di pubblicità avevano qualche rilievo, Google ha diligentemente registrato che quel libro mi interessa. Deduzione corretta, se non fosse per il fatto che non sono interessato come lettore, ma come autore.

Tanta tecnologia, per poi far vedere a me, e forse solo a me,  la pubblicità del Mio Libro. Google Nonsense?