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Specchio antico

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Ora vediamo come in uno specchio antico (San Paolo)

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Risultato del test…

L’onorevole Giovanardi, responsabile delle politiche antidroga, ha avuto una brillante idea.

Sottoporre a un test antidroga i parlamemntari.

Idea che sottoscriverei subito se il test fosse periodico e obbligatorio, pena la decadenza immediata. In caso di positività, decadenza dall’incarico, ricovero coatto in comunità terapeutica e un cospicuo risarcimento danni, per aver preso in giro il Popolo italiano.

Invece l’on Giovanardi ne ha proposto una versione decisamente “low profile”: test volontario e anonimo.

Così un parlamentare ha deciso di sottoporsi comunque al prelievo, fidando nel fatto che sarebbe stato protetto dall’anonimato. Un test fra i 232 è infatti positivo. Così il test risulta praticamente inutile, non si sa chi è il drogato e un’altro po’ di fango è stato gettato sulle istituzioni. Come se ce ne fosse il bisogno.

Apensarci bene un risultato è emerso: almeno uno dei parlamentari è più furbo di Giovanardi.

Ma non ci vuole un gran sforzo.

Avatar, un film piatto

Urania 1161, 8settembre 1991

Urania 1161, 8 settembre 1991

Confesso subito che sono molto sensibile agli aspetti spettacolari dei film. Per cui mi sono goduto a pieno gli effettoni di Avatar e sono rimasto incollato allo schermo per tutte le due ore e quaranta del film.

Anche se ad un certo punto ho realizzato che stavo guardando “Un uomo chiamato cavallo” trasposto nello spazio 3D, con frequenti flash di altre pellicole. Sono rimasto nel dubbio che i pezzi di altri film che riconoscevo man mano, da “Guerre Stellari” a “Gli uccelli”  solo per citarne due, fossero omaggi, citazioni o scopiazzature. Diciamo che il coltello di Rambo in mano ad un Trasformer (o esoscheletro di Starship Trooper, a scelta) mi ha lasciato molto perplesso.

Per il resto, piattume.

Non un personaggio che avesse un po’ di approfondimento psicologico. Già visto l’uomo bianco che rimane affascinato da una civiltà diversa. Se solo per una scena Jack Sully avessa mostrato di fare tesoro della sua esperienza di handicappato, magari direi che è stato un capolavoro. Ma non c’è stato nè questo nè altro.

“Salvate il soldato Rayan” mi aveva già quasi convinto a rifugiarmi tra le poltroncine per sfuggire al fuoco nemico (non l’ho fatto, ma per un pelo).

La “Beautiful Mind” del professor Nash è stato davvero un avatar per entrare nel mondo della follia.

Ma in Avatar, a parte la grafica 3D, non ho trovato niente di nuovo.

Però, confesso, mi sono divertito.

Fotografare o no?

Michele Smargiassi è un fotografo che tiene un interessante blog sulle pagine di Repubblica. Ha pubblicato un interessante post sul tema della rappresentazione del dolore in fotografia che ho sentito il dovere di commentare.

Non è facile per me commentare e non possso farne a meno.
Ho fotografato per anni l’esperienza della Comunità Papa Giovanni XXIII cercando di evitare, soprattutto quando la Comunità si occupava di handicap, di riprendere immagini di dolore o pietistiche che non rispettavano la dignità della persona.
C’è una foto che mi ha suscitato spesso emozioni e interrogativi, perchè mi tocca da vicino.
Ritrae un gruppo di pompieri che estrae, fortunatamente viva, mia madre dalle macerie dell’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, mentre mio padre assiste lì vicino.
Mi sono chiesto perchè scattava, se non avesse fatto meglio a dare una mano e anche cosa avrei fatto in una situazione simile.
Dopo tanti anni penso che quella foto doveva esserci, che è bene che queste foto ci siano perchè tendiamo a rimuovere le immagini di dolore dalla nostra mente e quindi l’emozione va rinnovata.
Insomma, qualcuno deve pur farlo. I pompieri hanno fatto il loro dovere e il fotografo pure.
Mi è capitato in seguito di andare a prender controvoglia la macchina fotografica dal bagagliaio perchè, anche se avrei voluto fare tutt’altro, c’era un’emozione che sentivo di dover trasmettere.
Che poi il fotografo, come i pompieri, venga pagato per il suo lavoro “pazienza”. Ma credo che, onestamente,  se quel lavoro gli porta un profitto superiore al normale,  il fotografo debba interrogarsi se devolvere almeno il di più rispetto al normale compenso alle vittime della tragedia che ha documentato.

Mozart

Ricercatori israeliani affermano che la Musica di Mozart provoca una crescita più rapida dei neonati prematuri.

Sono un ammiratore del grande compositore austriaco e ne ascolto spesso qualche CD.

Negli anni passati la sua musica è stata accreditata delle proprietà più stupefacenti, dall’incremento di produzione di latte delle bovine ad un effetto benefico sull’intelligenza umana. Su quest’ultimo punto, peraltro, concordo pienamente.

Restano aperti meravigliosi orizzonti per la scienza. Se una mamma allatta il figlio ascoltando Mozart, produce più latte? Il neonato diventa più intelligente? Diventa più intelligente anche la mamma? Si diventa più intelligenti con la musica di Mozart o con la patata Selenella?

Ma soprattutto, i ricercatori israeliani non possono trovare un’altra scusa per ascoltare Mozart sul lavoro?

Beh, potrei continuare, ma K40 è finito e devo andare a cambiare il CD alle mie piante grasse. Hai visto mai?

Anch Berlusconi vittima della malasanità?

Belusconi con L'On. BiancofioreSecondo un sondaggio, il 75% degli italiani è soddisfatto dell’ultima prestazione del Servizio sanitario nazionale e il medesimo è classficato ai primi posti nel Mondo,  con il riscontro di un’aspettativa di vita al decimo posto nella classifica mondiale.

Ma in Italia siamo convinti che ci sia la malasanità.

E le foto a fianco sembrerebbero confermarlo.

Pensate, nemmeno Berlusconi trova un infermiere capace di mettere un cerotto al posto giusto!

Guardate le due foto.

Nella foto con l’On. Biancofiore c’è un cerotto sulla guancia dove, dalle foto scattate subito dopo l’aggressione, non risulta nessuna ferita. Invece non c’è nulla sulla vistosa ferita al labbro.

Vedete, nemmeno Berlusconi riesce a trovare un infermiere con una mira appena decente.
Figuriamoci gli altri.

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Naturalmente qualcuno potrebbe pensare che il Premier non avesse affatto bisogno di cerotti e quindi quello sulla guancia è messo lì apposta per impressionare il pubblico.

Ma noi non ci uniremo alle malelingue e ai seminatori di odio.

Ho già visto ’sto format! – 2

Tempo fa, riprendendo un articolo di Edmondo Berselli, riportavo uno schema di azione che il Govarno applica: creare un allarme fasullo, poi dire che è stato sventatao un pericolo che non c’era.

L’ultima dichiarazione del Ministro Maroni è un esempio da manuale: dopo una settimana spesa a creare falsi allarmi su Facebook, oggi l’annuncio: ci siamo accordati per un’autoregolamentazione.

Come se Facebook non avesse un suo regolamento, come dicevo due giorni fa e come potete vedere qui, ammesso che siate utenti registrati. Il regolamento c’è, come in tutti i social network.

Ma nonostante tutto Maroni si vanta “Sarebbe il primo caso al mondo di autoregolamentazione su un terreno così delicato, che vede da una parte la garanzia di libertà di espressione del pensiero e dall’altra la necessità di rimuovere contenuti che integrano gravi reati“.

Disclaimer: Dicendo che l’On. Maroni è un cacciaballe non intendo assolutamente istigare all’odio verso il suddetto. Intendo semplicemente esprimere un giudizio sulla qualità del suo modo di fare politica e auspico che venga mandato a casa usando i normali mezzi messi a disposizione dall’attuale ordinamento democratico.

La fiera delle falsità

Ultimamente nel dibattito intorno a Facebook sono stati usati alcuni pregiudizi, falsi per quanto riguarda Internet e ancora di più nel caso di Facebook.
Vediamoli.
“Su internet si pubblica in modo anonimo”. Per accedere ad Internet occorre avere un numero, come per il telefono. I numeri vengono debitamente registrati ede è possibile risalire all’utente. Per accedere a qualsiasi servizio occorre fornire la propria e-mail. Naturalmente, come nel “mondo fuori dalla Rete” c’è chi fornisce documenti falsi. E chi, di mestiere, scopre i malfattori.
Su Facebook tutti devono farsi conoscere e quasi tutti si presentano con il proprio nome. Per comunicare con gli altri, infatti occorre farsi accettare come amici e questo è impossibile se non si dà il proprio nome.

“Tutti possono vedere i contenuti” In teoria e per alcuni contenuti. In pratica… magari! Solo pochi amici vedranno questo post e nessuno ha mai visto alcune foto del mio account di Flickr.  (Spudorato tentativo di aumentare i contatti). Molti forum o mailing-list hanno contenuti accessibili ai soli utenti registrati.
Se non siete registrati su Facebook non potrete vedere alcun contenuto e se vi registrate potete vedere solo quanto è postato dai vostri amici oppure quello che c’è nei gruppi che andate a cercare. Naturalmente i contenuti viaggiano da una cerchia di amici all’altra come in un passaparola, ma questo avviene solo per quello che ha un largo consenso. La trasparenza ha comunque un vantaggio: più i contenuti violenti o osceni  sono visibili, più è probabile che qualcuno li segnali e che vengano eliminati. Lo sapevate che è normale che certi contenuti vengano eliminati?

“Internet senza regole” Niente può funzionare senza regolle e Internet non fa eccezione. Tutte le applicazioni che prevedono la partecipazione degli utenti hano una loro regolarmentazione. Le regole sono funzionali agli scopi del gruppo, vengono liberamente accettate dagli utenti  e fatte rispettare dagli amministratori. Valgono per i siti Iternet le stesse regole della società civile. Il problema, semmai è che i Governi fanno fatica a rimanere al passo del prograsso tecnologico e a farle rispettare. Se poi si vuole, ci si riesce. Provate a cercare un sito che venda sigarette di contrabbando. Vi ritrovate nella pagina dei Monopoli di Stato.
Facebook ha un suo codice di comportamento preciso che gli utenti devono rispettare. Tanto preciso che ha sollevato polemiche la decisione di eliminare tutte le foto di donne in allattamento che mostrassero un capezzolo.  I gruppi che non rispettano le regole (istigazione alla violenza, contenuti osceni) vengono eliminati dietro segnalazione degli utenti. Chi ha sollevato l’allarme sui gruppi violenti poteva semplicemente segnalarli. Anch’io ho provato a segnalare gruppi che istigavano all’odio verso gl’immigrati. Sparivano in genere prima di raggiungere i trenta iscritti.

Anarchici ad orologeria

Nel ‘69 avevo diciassette anni e potevo anche crederci. E devo confessare che ci ho creduto per annni. Anche perché la vicenda di Piazza Fontana diventava, col tempo, sempre più caotica, fra processi trasferiti, annullati e contraddittori. La vicenda diventava sempre più lontana e confusa. Che la resposabilità non fosse dell’anarchico Valpreda, ma dei fascisti Freda e Ventura, mi sembrava un fatto lontano. E questo straniamento avvenne anche per la stazione di Bologna, che ha colpito molto, molto vicino a me.
Ma tutto mi apparve chiaro pochi giorni prima del G8 di Genova. A Bologna una bomba, non esplosa, viene attribuita agli anarchici. “Ci risiamo” ho pensato “si ricomincia con un vecchio copione”. E comincia ad avere paura per i miei amici, fra cui don Oreste Benzi, che stavano per partire per quella città. Avevo capito che a Genova sarebbe scattato il meccanismo della strategia della tensione e della criminalizzazione del dissenso. Così è stato.
Da allora cominciai a farci caso. Altre bombe inesplose “opera degli anarchici” venivano puntualmenta trovate quando la tensione cominciava a salire. Ad esempio quando cominciò ad esserci tensione per la ferrovia in Val di Susa, puntuali “gli anarchici” posero una bomba, che non esplose. Le bombe inesplose fanno meno sensazione, si dimenticano in fretta. E se non si trovano i colpevoli, nessuno protesta. Ma se esplode e fa vittime, allora bisogna indagare a fondo e potrebbero venir fuori verità scomode.
Questa notte hanno trovato una bomba alla Bocconi, è esplosa “solo in parte” ed è stata attribuita ad un gruppo anarchico.
Bisogna battere il ferro finchè è caldo.

Manuale di conversazione

Secondo il professor Savio D’Elpidi dell’Università di Roma “Tor Peifondelli”, la ricorrenza di alcuni modi di rispondere nelle repliche che gli esponenti del Partito delle Libertà fanno nei dibattiti è tanto frequente da non essere casuale. Ha quindi ipotizzato l’esistenza di una sorta di “Manuale del partecipante a dibattito” ad uso dei rappresentanti dei partiti di maggioranza.
Ha cercato di procurarsene una copia infiltrandosi nel Pdl, ma è stato smascherato in poco tempo, perché non riesce a stare serio quando parla l’onorevole Bondi. E’ quindi ricorso ad una scienza relativamente nuova, l’Ingegneria Inversa, con la quale gli archeologi cercano, ad esempio, di ricostruire gli attrezzi usati per produrre un certo manufatto. Così, dalle risposte stereotipate dei rappresentanti della destra, ha ricostruito il “Manuale per dibattiti e talk-show”, che vi presentiamo in anteprima.

Manuale per dibattiti e talk-show

Norme generali

Se venite contraddetti, ripetete la vostra affermazione. Ad esempio: “il Governo Berlusconi ha abolito l’ICI sulla prima casa”, se l’avversario aggiunge “per i ricchi”, semplicemente ripetete quanto detto.
Non argomentate, le argomentazioni possono essere contraddette. Se proprio dovete, ricorrete ad argomentazioni che non possono essere smontate lì per lì. Ad esempio: “Mi sa dire chi ha ricevuto più avvisi di Garanzia di Berlusconi?” per un po’ funzionerà, perché difficilmente si troverà chi ha sottomano una statistica degli avvisi di garanzia ordinata per imputati. Anche i luoghi comuni tipo “dipendenti statali fannulloni” funzionano benissimo.

Portate l’attenzione sul “dito”

Questa è una indicazione di massima che viene poi sviluppata in seguito. Ricordate la massima “Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito”. Quindi, per imbrogliare il pubblico quando l’avversario parla di un problema scomodo, portate l’attenzione su chi lo pone, per poi delegittimarlo. Tipo “il PD fa antiberlusconismo” oppure potete sminuire quello che dice Repubblica su Noemi attribuendo tutto a un’antipatia di De Benedetti per Berlusconi.

Riducete tutto a un “ismo”

Come si sa, il suffisso -ismo indica una degenerazione di un modo di pensare. Ad esempio chi cerca la pace va ridotto a pacifista, categoria che una assiduo e metodico lavoro di disinformazione ha identificato con chi va ai cortei per al pace e brucia bandiere americane. Chi cerca la giustizia, se si parla di immigrati deve diventare “buonista”, oppure “giustizialista” se l’argomento riguarda Berlusconi. In ogni caso chi critica Berlusconi lo fa per “antiberlusconismo”.

“Reductio ad Hitlerum”

La “reductio ad Hitlerum” (o reductio ad nazium) designa una tattica mirante a squalificare un interlocutore comparandolo ad un personaggio malvagio (idealmente, Adolf Hitler, ma vanno bene anche Stalin, Pol-Pot o Bin Laden). Questa tattica può ottenere l’effetto di escludere la persona coinvolta dal campo politico evitando ogni dibattito di sostanza. La tattica viene usata per sviare dalla sostanza dell’argomento discusso in quanto la comparazione tende a distrarre e innervosire l’interlocutore.
Una variante della reductio può assumere la forma invertita Hitler avversava X, e dunque X non può che essere buono/giusto/desiderabile. Ad esempio “Berlusconi combatte il comunismo, quindi è buono”.
Maestro incontrastato di questa tecnica è l’on. Giovanardi e, se volete approfondirla, chiedete a un nipote di farvi vedere un suo podcast. Non preoccupatevi di saper cos’è un podcast, casomai dovrete spiegargli chi è Giovanardi.

Frase estrapolata dal contesto

Da usare in fase di attacco per delegittimare persone ritenute popolari dalla controparte. Si raccomanda a proposito di consultare regolarmente “Il Giornale” e “Libero” che forniscono un puntuale aggiornamento sulle magagne più o meno nascoste di chi ha in qualche modo osteggiato il governo. Potete trovarvi non solo frasi, ma azioni, abitudini, frequentazioni e amicizie. Avvertenza: il colore dei calzini è risultato un argomento debole.

Vanno invece denunciate come “estrapolate dal contesto” frasi imbarazzanti di terze persone amiche assenti in quel momento. L’assenza dell’interessato impedisce che venga richiesto di ricostruire il contesto nella quale la frase avrebbe assunto un altro significato. La frase inserita nel suo contesto originale, infatti, potrebbe essere anche peggio di come appare.

“È stato lui a cominciare”

Non abbiate timore! anche se è stata la prima tattica difensiva che avete scoperto da bambini, non esitate a usarla. La rovina della scuola? La sinistra nel ‘68. Il fango gettato su Boffo o Marrazzo? Ha cominciato la sinistra con Noemi. E così via…

State facendo campagna elettorale

Visto che in Italia si vota mediamente due volte l’anno questa frase va sempre bene per ribattere alle accuse dell’opposizione su qualsiasi tema. Gli Italiani sembra non abbiano ancora capito la differenza fra amministrative e politiche, quindi si può usare anche per controbattere un’obiezione alla politica estera a otto mesi dalle elezioni per il rinnovo di dodici consigli comunali sparsi per la penisola.

State sbagliando tutto

Tattica preferita da Capezzone, che adesso lavora per noi e non per loro, per chi avesse dei dubbi. In pratica un attacco terroristico alle migliori mosse della sinistra. “Con l’antiberlusconismo regalate voti alla destra”, “Con questa manifestazione la destra guadagna voti” e così via. Attuata da Capezzone la tattica è particolarmente efficace, perché l’interlocutore rimane spiazzato cercando di ricordare per chi lavora Capezzone adesso.

Dobbiamo combattere il terrorismo

La paura del Comunismo è stata una grande risorsa per la Democrazia Cristiana e ha continuato ad esserlo anche per lunghi anni dopo caduta del Muro di Berlino. Purtroppo ormai la paura del Comunismo comincia a perdere efficacia. Inoltre non può essere usata per difendere i viaggi del Premier in Russia o in Bielorussia.
Fortunatamente ci ha pensato Bin Laden a rafforzare le paure del mondo occidentale. La paura del terrorismo arabo giustifica soprusi agli immigrati, violazioni dei diritti umani, invasioni di stati esteri, tagli alle spese sociali e repressione del dissenso. Consente di richiamare tutti all’unità nazionale e di trattare da traditori tutti coloro che non sono d’accordo per un qualche motivo su qualsiasi tema. Usare con cautela se si tratta di giustificare la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Non usare per spiegare perché uno dei primi atti del Governo è stata la parziale liberalizzazione del commercio internazionale delle armi.

I mass-media sono nelle mani della Sinistra

Da usare per confutare opinioni largamente diffuse, come quella che ci sia una grave crisi in atto.. Bisogna affermare che si tratta di menzogne diffuse dai mezzi d’informazione, che per la maggior parte sono controllati dalla Sinistra.  Se necessario ripetete il concetto più volte.
Ci rendiamo conto che l’uso di questa frase comporta un notevole sangue freddo, per non dire una invidiabile faccia di bronzo. Quindi non usatela se non siete sicuri di poterla pronunciare senza ridere. Se avete dei dubbi, sappiate che la gente vi crederà, perché il concetto viene continuamente ribadito dalla maggior parte dei mezzi di informazione, che sono sotto il nostro controllo.

Ultima ora. Aggiornamento.

L’agguato in Piazza Duomo ha semplificato le cose.
Qualsiasi critica diventa istigazione all’odio.
Approfittatene. Applicate pure la “reductio ad Tartagliam”.

Disinformazione

Da quando Facebook ha raccolto il malcontento verso Silvio Berlusconi fino ad arrivare alla manifestazione di piazza il TG5 non perde occasione pe rassociare il social network alle peggiori nefandezze.

Oggi non poteva perdersi l’occasione di approfittare degli esaltati che appoggiano Tartaglia e che, come accade per simili eventi, hanno aperto gruppi su Facebook. La giornalista ha mostrato diversi gruppi, ad onor del vero tutti con un numero di componenti che vanno da undici a… uno (meno male).

Ogni tanto consolava i fan di Silvio citando il gruppo “Sosteniamo SILVIO BERLUSCONI contro i FAN di massimo tartaglia” che vantava “trecentottantamila iscritti”, cifra ripetuta più volte.

Ebbene, il gruppo è una grossa mistificazione mediatica. Se andate a controllare trovate nella presentazione, se non li hanno cambiati, una foto di quattro ministri (femmine) dell’attuale governo,  un link a un sito di aste on line e nelle news un annuncio di un’asta, sul suddetto sito, per aggiudicarsi un telefonino. Cosa c’entrano con lo sciagurato gesto?

Si capisce consultando la bacheca. Oltre ai messaggi di solidarietà a Silvio, ne fioccano altri che protestano perchè il nome del sito è stato cambiato da “Sosteniamo il Made in Italy” a sosteniamo Berlusconi.

Ebbene sì. Trecentottantamila erano gli iscritti a un gruppo che si occupava di aste on-line che d’un colpo si sono trovati ad essere spacciati per sostenitori di Berlusconi.

Al TG5 non hanno controllato cosa c’era sul tanto lodato sito?