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Specchio antico

Specchio antico

Ora vediamo come in uno specchio antico (San Paolo)

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Senza pudore

Cosa dire di fronte all’emendamento che esenta gli autisti delle auto blu dalla perdita dei punti della patente?

Innanzitutto una mia idea che si consolida sempre più e che è alla base anche del post precedente: noi italiani siamo molto favorevoli al rispetto delle regole, da parte degli altri, però.

Come si giustifica questo privilegio di casta? Il presentatore dell’emendamento, per la cronaca il Senatore Gallo del Pdl, lo giustifica dicendo che spesso è il politico che chiede all’autista di superare i limiti per arrivare in tempo e quindi non sarebbe giusto penalizzarlo.

Benissimo.  Allora, allo stesso modo in cui io, comune mortale, perdo i punti se il passeggero dietro me non allaccia la cintura, allora si tolgano i punti sulla patente del titolare dell’auto blu. E siccome non mi piace l’idea  che si metta a rischio la vita altrui con i soldi dei contribuenti, ai dieci punti si tolga l’auto blu.

Una logica c’è

Biciclette a RiminiQualcuno si chiede quale logica ci sia dietro un provvedimento che comtemporaneamente innalza a 150 Km/h la velocità in autostrada e obbliga i ciclisti a portare il casco.

Una logica potrebbe essere quella di un bel regalo ai petrolieri: più velocità, più consumo. Inoltre, nelle attuali condizioni, l’obbligo del casco disincentiverebbe pesantemente l’uso della bicicletta a favore dell’auto o dello scooter.

Oggi un ciclista in una città media italiana ha già la vita abbastanza dura e non bastano le assurde ed episodiche “ciclopedonali” ad incoraggiare l’uso della bici. Pensate a una massaia che un domani dovesse portarsi dietro un casco da ciclista, senza avere la possibilità, come in moto, di sistemarlo nel bauletto.

Ma penso che dietro ci sia un’altra logica, puntualmente presente nei provvedimenti del Governo: essere forte coi deboli e debole coi forti.

Debole con gli automobilisti, categoria che porta molti voti, e non importa se l’esperienza del Tutor ha dimostrato che abbassando la velocità si ottiene una drastica diminuzione delle morti. Forte coi ciclisti, che nelle città sono pochi e danno fastidio.

Forte con gli immigrati, ai quali impone obblighi, balzelli, ostacoli burocratici e dai quali pretende un assoluto rispetto delle regole. Debole con gli’imprenditori ai quali, nel nome della semplificazione, elimina norme e controlli a difesa della sicurezza e a tutela del posto di lavoro.

Forte con i poveri, come gl’immigrati ai quali ha aumentato l’odioso balzello sul permesso di soggorno. Come i bambini che non hanno i soldi per pagare la mensa. Debole con i ricchi, ai quali concede condoni e promette meno tasse.

Sì, una logica c’è.

Primo Maggio

Il Primo Maggio che ricordo con più piacere.

Era il 1979 e scendevamo in piazza per i diritti degli handicappati con un messaggio rivoluzionario: non più assistiti, ma protagonisti.

Sei politico

Mille grazie al Preside del Liceo Keplero, Antonio Panaccione. Grazie per aver chiarito con il suo intervento cos’è davvero il sei politico.

Nel ‘68 avevo sedici anni e pertecipai attivamente alle lotte studentesche. Oggi patisco nel vedere tuttel le nostre aspirazioni ridotte al sei politico.

Ora il Preside Panaccione ha fatto un discorso chiaro: se non ci sono i soldi per i recuperi possiamo solo dare il sei politico o bocciare in massa.

Indica di fatto tre strade, che nel ‘68 avevamo ben presenti.

Una è quella che rifiutavamo: la scuola di classe. Vanno avanti quelli che possono, quelli che dalla famiglia hanno ricevuto una buona educazione di base e che, se hanno difficoltà, possono permettersi le lezioni private o anche l’iscrizione a quegli istituti privati che non meritano il nome di scuole, ma di diplomifici. E anche quelli che non devono lavorare per mantenersi agli studi o quelli che non si devono barcamenare fra due genitori divisi. L’ultima categoria nel ‘68 non c’era, la precedente non si è affatto estinta, ci pensano gl’immigrati a mantenerla in vita.

Se si vuole una scuola che mandi avanti secondo le capacità e non secondo il censo, allora c’è il sostegno. La scuola deve agire sulle differenze di partenza sostenendo gli alunni in difficoltà. Lo Sato interviene per rimuovere gli ostacoli affinchè ogni alunno possa esprimere al meglio le proprie capacità.  Fatto questo deve agire con rigore per certificare e garantire irisultati raggiunti. Su questa linea si sono mossi i Ministri di sinistra, a partire da rosa Russo Jervolino che, rimuovendo alcuni ostacoli burocratici, per prima rese possibile il sostegno. Allo stesso modo si mossero poi Berlinguer e Fioroni, giungendo a stabilire l’obbligo del sostegno sia per la scuola che per l’alunno.

Poi c’e il sei politico, che nacque come ripiego: se non ci date la preparazione dateci almeno il diploma. Rivendicazione stracciona, che però ebbe un grande successo. Prima presso la stampa, sulla quale le idee semplici esercitano sempre un fascino irresistibile, poi anche sui politici, ai quali non pareva vero poterci bollare come quelli che vogliono il diploma senza studiare. Però sottobanco cominciò a passare la logica della promozione facile: chi viene promosso non protesta. Una delle prime conseguenze fu quell’esame “sperimentale” che andò avanti per una generazione e che permetteva di abbandonare lo studio di intere materie. Poi ci fu davvero chi applicò il sei politico, sebbene senza averlo dichiarato: il Ministro D’Onofrio che decretò l’abolizione dell’esame di riparazione, per cui chi non veniva bocciato era automaticamente promosso senza che ci fosse un reale obbligo di recupero.

Ora la lettera del Preside Panaccione chiarisce le cose: se si vuole il rigore senza il sostegno, che sembra essere la linea del Ministo Gelmini, si torna alle bocciature di massa. Oppure si sceglie la comoda via del sei politico.

Grazie Preside.

La foto ricordo di Gesù

La Sacra Sindone

La Sacra Sindone

La Sacra Sindone mi ha sempre colpito per tutta una serie di fatti che contraddicono l’ipotesi che sia una pittura medievale. Ad esempio le tracce dei chiodi non coincidono affatto con le tradizionali rappresentazioni pittoriche, ma rispecchiano la tecnica della crocifissione così come  ricostruita dagli storici. Tantissimi dettagli del lenzuolo sono riconducibili al racconto evangelico attraverso conoscenze di anatomia e storia non conosciuti al tempo della presunta pittura.

Ma la cosa che mi coinvolge più di tutte è il fatto che l’immagine sul lenzuolo ha le caratteristiche di una negativa fotografica. Questo fu scoperto solo quando la Sindone fu fotografata la prima vollta e si vide che l’immagine era più chiara e riconoscibile sulla negativa fotografica. Prima dell’invenzione della fotografia il concetto di negativo semplicemente non esisteva.

Sembra che non si riesca a chiarire la natura dell’immagine: non vi sono pigmenti, il colore del tessuto semplicemente cambia in relazione alla distanza dal corpo. Come se il il corpo avesse emesso energia. Come se avesse voluto lasciare un’impronta.

Pensado a queste cose durante la visita mi è venuto in mente che Cristo aveva voluto lasciarci la sua foto ricordo come un regalo, un “di più” grauito dopo tutto quello che aveva fatto nei tre anni di predicazione . Di solito le foto ricordo si fanno per momenti felici. Quella di Gesù, non è proprio quella di un momento lieto. Non è la foto del suo Bar Mitzvah, il rito ebraico del passaggio all’età adulta. É la foto della sua Passione, dei suoi patimenti, di un uomo nudo, umiliato e ferito. Questa è l’immagine che Cristo ha voluto trasmetterci, come se avesse voluto dirci “Guardate, questo è quello di me che è importante che ricordiate, non quella volta che ho moltiplicato i pani e i pesci, di quando ho resuscitato Lazzaro o vi ho mostrato la mia gloria sul monte Tabor. Ricordatemi così”.

Insegne straniere

Girando per l’Europa ci divertiamo a fotografare le insegne che ci colpiscono. Ecco un rassegna di insegne straniere.

Notate la “O” di Corleone

Praga, Repubblica Ceca

Praga, Repubblica Ceca

In una piazza nel centro di Praga

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Stare Mesto è la città vecchia di Praga

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Gioco di parole voluto o umorismo involontario? Non tutti i prodotti sono italiani…

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Non siamo famosi solo per la pizza.

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Berlino, proprio di fronte al “Municipio rosso” dell’ex Berlino Est

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Speriamo che la cucina sia meglio dell’ortografia…

Berlino, Germania

Berlino, Germania

Amburgo

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Norimberga, un po’ di confusione?

Norimberga, Germania

Norimberga, Germania

Omaggio a Fellini

Bratislava, Slovacchia

Bratislava, Slovacchia

Un tocco di cultura

Bratislava, Slovacchia

Bratislava, Slovacchia

Certo che se in Ungheria si tengono le insegne in russo…

Szentendre, Ungheria presso Budapest

Szentendre, Ungheria presso Budapest

Grinzing è un paese sui colli di Vienna famoso per gli Heurigen, osterie tipiche. Ma evidentemente lì c’è posto per tutti.

Grinzing, Austria

Grinzing, Austria

Un’altra insegna cinematografica

Graz, Austria

Graz, Austria

Da bravi riminesi l’insegna ci è piaciuta proprio. Ma ci siamo guardati bene dal provare la cucina. Notate l’accostamento con la Grecia.  Chissà se i proprietari sanno che Rimini  nell’ultima guerra mondiale fu liberata proprio da truppe greche.

Linz, Austria

Linz, Austria

Rispettare le regole

Orribile episodio quello di Adro, dove i bambini di una cuola elementare i cui genitori non avevano pagato il conto sono stati lasciati a pane e acqua. Orribile anche per la modalità: ai bambini, in classe davanti a tutti è stato consegnato un panino, in modo che tutti sapessero che quei bambini erano diversi. Non sembri un’esagerazione, mi ha ricordato i racconti degli ebrei che erano bambini al tempo delle leggi razziali, che sono stati pubblicamente chiamati di fronte a tutti per essere espulsi dalla scuola.

Nei vari dibattiti che sono seguiti mi ha colpito la risposta dei rappresentanti della Lega e anche di diversi cittadini: “bisogna rispettare le regole”. Lo dicevano senza ridere, credendoci.

Mi chiedo da chi dovrebbero imparare a rispettarle.

Da chi? Da noi italiani? In un paese dove l’abuso edilizio è ormai la regola, tanto poi ci sono i condoni. Dove il Governo favorisce il rientro dei capitali esportati illegalmente facendo pagare cifre irrisorie. Dove se una lista viene presentata fuori tempo massimo si fa un decreto riparatorio. Dove si depenalizzano i reati commessi dai leader di partito. Dove i partiti sanno già in partenza che i manifesti elettorali abusivi verranno condonati con una cifra irrisoria. Tutti provvedimenti che vengono regolaremente votati da quella Lega che chiede il rispetto delle regole.

Rispetto che vale per gli altri, ben s’intende.

Un semplice rogo

Il ministro leghista Calderoli ha messo al rogo le leggi inutili.

Con una cerimonia in una caserma dei Vigili del Fuoco (ma perchè non Campo dei Fiori?) ha bruciato simbolicamente 375.000 atti amministrativi inutili.

Di fronte a un tale numero di inutili norme, che si suppongono quindi essere fastidiose per il cittadino, sembra che si dovrebbe essere contenti. Ma se non ci si limita all’ordine di grandezza del numero emerge qualche perplessità.

Ricordo di aver segnalato proprio su questo blog che fra le norme andate in fumo con la semplificazione calderoliana c’è anche quella sulle dimissioni telematiche. Basta con questa complicazione del modulo telematico. Torniamo alle vecchie usanze, quando, per semplificare, le dimissioni, soprattutto per le donne, venivano fatte firmare direttamente all’atto dell’assunzione lasciando in bianco solo la data. Così al momento di un’eventuale gravidanza il datore di lavoro completava la domanda, evitandosi tutte le complicazioni del caso.

Così pure basta con la tracciabilità degli assegni. Si ritorna agli assegni “a me medesimo” con la girata in bianco con i quali si pagava l’artigiano, che così risparmiava a noi di pagare l’IVAe a sè stesso il resto di tasse e contributi. Che poi, noi lavoratori dipendenti finiremo col pagare al posto suo.

E chissà quante altre norme del genere sono state sepolte, occultate nel mucchio delle leggi veramente inutili. Difficile saperlo, anche perchè le leggi abrogative sono scritte in genere sul modello “è abrogata la legge xx/yyyy”.  Diertro a quei numeri può esserci di tutto, dal divieto di esercitare la professione di ciarlatano (per il quale siamo famosi nel mondo) a un qualche fastidioso obbligo di sottoporsi a qualche controllo che riguarda la sicurezza.

Si semplifica quindi, ma non per tutti. Provate a pensare alle norme sull’imigrazione, a quanto è diventato complicato ottenere un permesso di soggiorno, una residenza, un ricongiungimento famigliare. L’ultima notizia su questo fronte riguarda due ragazzi, che non potranno sposarsi perchè il permesso di lei non è per la voro ma per motivi di studio.

Queste sarebbero le leggi che Calderoli dovrebbe mandare al rogo. Peccato che sia fra i promotori.

Pietà per Bettina Goering

La notizia è che Bettina Goering, pronipote del gerarca nazista, e suo fratello si sono sottoposti a sterilizzazione per evitare di propagare i geni nefasti del Nazismo.

La notizia mi ha agghiacciato, non solo perché per arrivare a tanto una persona deve essere giunta a un punto tale di disgusto per le proprie origini da negare a sè stessa la possibilità di perpetuarsi. E questo sottintende un giudizio negativo anche su sè stessa con cui deve essere stato difficile convivere.

Ma la cosa che mi ha dato un senso di smarrimento e di pietà per Bettina è stato il fatto che si tratta di un gesto profondamente nazista.

Fa parte dell’ideologia nazista, infatti, una fiducia cieca nel determinismo genetico, per cui gli Ebrei non avrebbero praticato la cosiddetta usura per via della funzione storica a loro assegnata, ma per un qualcosa che è scritto nei loro geni e che quindi non può essere eliminato se non cancellando la “razza” dalla faccia della terra.

Il veleno del Nazismo non stava nei geni di Bettina, ma nella sua mente e da lì ha colpito ancora, eliminando possibili discendenti che, secondo lei, non avrebbero potuto far altro che perpetuare gli orrori del passato.

Conosco molte cose degli orrori del Nazismo e delle sue vittime.

Ora so che è capace di uccidere anche la speranza.

Si es culpable

“Sopraffatto poi e come soffogato dal fracasso di tante voci, dalla vista di tanti visi fitti, di tant’occhi addosso a lui, si tirava indietro un momento, gonfiava le gote, mandava un gran soffio, e diceva tra sé: ” por mi vida’ que de gente! ” – Viva Ferrer! Non abbia paura. Lei è un galantuomo. Pane, pane!
- Sì; pane, pane, – rispondeva Ferrer: – abbondanza; lo prometto io, – e metteva la mano al petto.
- Un po’ di luogo, – aggiungeva subito: – vengo per condurlo in prigione, per dargli il giusto gastigo che si merita: – e soggiungeva sottovoce: – si es culpable-.”

Alessandro Manzoni, I promessi sposi

“Chi sbaglia e commette reati non può restare in nessun movimento politico. Le persone sottoposte a indagini o processi non devono  essere nelle liste. Poi se ci sono dubbi sulla loro colpevolezza, si deciderà caso per caso”

Silvio Berlusconi