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Specchio antico

Specchio antico

Ora vediamo come in uno specchio antico (San Paolo)

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Modernità

Che il risultato del referendum sul ricatto di Marchionne alla Fiat sia un passo verso la modernità, può essere dato a bere a molti, ma non a chi, come me, ha insegnato economia per vent’anni.
Queste sono relazioni industriali da Ottocento, quando il lavoratore si presentava, col cappello in mano,  da solo davanti al padrone. E il salario era quello, stabilito unilateralmente senza possibilità di contrattazione. E i sindacati non c’erano.
Con questo “accordo” un sindacato è stato eliminato e gli altri ridotti a comparse.
Senza sindacati si torna all’Ottocento e alla “Legge ferrea dei salari”:

“I salari sono fissati permanentemente a quel livello che consenta al lavoratore la propria sopravvivenza, il mantenimento della propria consorte, la crescita di un figliolo che lo sostituisca al lavoro quando egli non sarà più in grado di dedicarvisi”.

Questo è il progresso.

Du paroli sna

Me a vleva di ma qui chi ja vu da di sa che spot d’la Rai in do c’la zeinta la zcorr in dialett che an so d’afat d’acord sa lori.
Al so che e dialett l’è na gran bela roba, ma s’as vlemm capì ui vo ‘n enta lengua ca tott zcorem e tott pudem capì. E se n’avi capì ‘n caz e vo dì ch’aio rasoun me.
(Vorrei dire a quelli a cui non è piacciuto lo spot della Rai con le persone che parlano in dialetto che non sono d’accordo con loro. Il dialetto piace anche a me, ma se ci vogliamo capire occorre una lingua comune che tutti possiamo capire. E se non avete capito niente vuol dire che ho ragione io).
(A’m vria scusè sa chi che i perla dielett da bon, ma in t’la mi fameja e zcureva e dialett sna e mi ba quand c’l'era ma chesa d’la su ma)

Un quarto del cinque per mille? Magari!

Un pasto al giornoIn molti, di fronte alla riduzione dei fondi del cinque per mille da quattrocento a cento milioni di Euro, hanno fatto il calcolo che ora i fondi sono l’uno e venticinque per mille.
Le cose non stanno proprio così.
Stanno peggio.
Ai fondi del cinque per mille era stato già posto un tetto di quattrocento milioni di euro. Dato che il gettito IRPEF è di circa centotrenta milardi, il cinque per mille corrisponderebbe a seicentocinquanta milioni di Euro, mentre i quattrocento milioni corrispondevano a un tre per mille. Con qualche facile calcolo si vede che ora viene destinato a fini sociali lo zero virgola settantasette per mille.

In definitiva i fondi destinati a fini sociali con questo ulteriore taglio vengono ridotti ad un settimo di quanto promesso ai contribuenti. Se inizialmente una firma decideva il destino di ventotto Euro, ora ne muove solo quattro.

Per capire fino in fondo la gravità della cosa, tenete presente che ogni firma costa alle associazioni no-profit in termini sia di soldi spesi in pubblicità che di tempo speso dai volontari per raccogliere firme oltre a quello dedicato direttamente alle attività in favore del prossimo.

E questo sarebbe un Governo che mantiene gli impegni?

Foto non fatte

Ci avevo pensato già in Zambia, poi ho lasciato perdere. Adesso che gli elenchi vanno di moda, compilo l’elenco delle
Foto che non ho fatto in Zambia

  • Una bambina piccolissima, davanti alla baracca in un compound, che spazzava la strada sterrata con una scopa alta come lei.
  • In un mercato, un negozio di abiti di foggia occidentale, ordinatissimo e pulitissimo, con il padrone elegantissimo e distintissimo seduto fuori. Ma se non dico che il mercato era una baraccopoli di assi e teli di plastica con le strade di terra battuta, voi non capite.
  • L’insegna “Obama’s Pub”.
  • Una donna nella sua chitenga colorata che frigge fette di patate dolci all’angolo di una strada e te le vende avvolte in carta di giornale. Dietro di lei, sulla facciata di un palazzo, una pubblicità di quattro piani mostra il viso di una ragazza con occhiali e tailleur che parla al cellulare.
  • L’insegna “The pub with no name”.
  • Un meccanico che ripara biciclette per la strada.
  • Un poliziotto in fila alla cassa del supermercato. Col Kalashnicov a tracolla.
  • Vecchie bombole di gas per saldature usate come fittoni per delimitare il piazzale di un centro commerciale.
  • I fotografi che per la strada fanno fototessere con un telo appeso alla parete e una Polaroid su un cavalletto (ma dove trovano le pellicole?).
  • Un posto di blocco della Polizia sulla strada per Kitwe. I bidoni sono verniciati a brillanti colori con le pubblicità degli sponsor e così pure la garitta.
  • Un posto di blocco della Polizia sulla strada per il Congo, fatto di vecchi bidoni ammaccati e pali di legno. Una tettoia arrugginita, a guardarla bene, è il tetto di una autobus. Sopra c’è il nome della ditta che l’ha donata, dipinto a grosse pennellate.
  • L’insegna “Affordable coffins” (bare abbordabili).
  • Un telo steso in terra per vendere libri usati. Fra i titoli “The isle of the day before” di Umberto Eco.
  • La gente dei tanti minibus che abbiamo preso, stretti nelle cinque file di sedili.
  • I bambini sull’autobus per Lusaka che ci guardavano curiosi.
  • Certi camion stranissimi, che da noi non si trovano, come quelli con motrice, bilico e poi un altro bilico.
  • La montagna di scorie nere della miniera di Kitwe.
  • L’insegna “Elegant chiks boutique” (Boutique per pollastre eleganti).

Fino qui le foto che non ho potuto fare, perché da soli non è prudente per un bianco scattare per le strade, soprattutto se non si è accompagnati da uno zambiano.
Altre foto che potevo fare e non ho voluto fare, non ve le racconto nemmeno. Vi dico solo una parola: miseria.

Far finta di esser privati

Per anni ci hanno venduto che le privatizzazioni avrebbero abbassato i costi e migliorato la qualità, grazie alla concorrenza. Solo che per funzionare la concorrenza ci deve essere.

Nel caso delle Ferrovie, come per tutti i servizi che necessitano di una rete per funzionare,  perchè ci sia vera concorrenza ci dovrebbe essere un gestore della rete terzo e indipendente.

Questo non accade perchè Ferrovie dello Stato Spa è proprietario sia del gestore di rete (RFI,  Rete Ferroviaria Italiana Spa) che di Trenitalia Spa, che gestisce i treni.

Ovviamente RFI ha tutto l’interesse a mettere i bastoni fra le ruote agli eventuali concorrenti di Trnitalia. Ma, nonostante questo handicap, un nuovo operatore, Arenaways, ha deciso di buttarsi nella concorrenza sulla linea Milano Torino.

A questo punto si scopre che esiste un organo del Ministero dei Trasporti (Ursf, Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari) che deve vigilare sulla concorrenza. Dopo la premessa uno potrebbe pensare che dovrebbe garantire che la concorrenza ci sia.

Invece l’Ursf, pare dietro sollecitazione di Trenitalia e Regione Piemonte che hanno un contratto di servizio, è intervenuta per impedire ai treni Arenaways di effettuare fermate intermedie. Questo perché può limitare il diritto di far salire e scendere i passeggeri se questo può “compromettere l’equilibrio economico di un contratto di servizio pubblico in termini di redditività di tutti i servizi coperti da tale contratto”.

Quindi si  privatizza perché ci sia concorrenza e poi si mettono  norme perché la concorrenza non ci sia.

E vabbè, ma allora ditelo!

Problemi della Famiglia?

Riguardo alla Conferenza nazionale sulla famiglia avevo delle aspettative.

Ma vedendo i titoli dopo la prima giornata vorrei fare una proposta, chiaramente provocatoria (lo dico subito, perchè sono cattolico e ci terrei a non venire scomunicato).

La miglior cosa che si potrebbe fare oggi per la famiglia è approvare subito, per decreto legge, le nozze gay e norme il più possibile liberali per la fecondazione assisitita.

Così si smetterebbe di parlarne,  e si affronterebbero, finalmente, i problemi veri: acquisto della casa, affitti, agevolazioni fiscali, assegni familiari, lavoro precario, asili nido, costi della scuola, assistenza agli anziani, ai disabili e ai malati, trasporti  e il buon vecchio carovita, di cui si parla poco, ma pesa tanto.

Ma questo non avverrà. Perchè continuare a parlare di nozze gay e bioetica non costa nulla e invece tutto il resto costa e anche parecchio.

E, come dice il poeta:

Ma se si tratta dopo di pagare, io mi sento male
sai, non si sa mai. Olè.” (Jannacci)

Tasse

Il governatore Zaia chiede che i cittadini del Veneto trattengano l’acconto Irpef per far fronte ai danni dell’alluvione.
Per prima cosa si tratta di una proposta classista: va bene per gli imprenditori che pagano l’acconto Irpef e non per chi è lavoratore dipendente e l’Irpef la versa con la busta paga tutti i mesi.

Ma poi cosa succederebbe se gli abitanti della Campania smettessero di pagare le tasse finchè non termina l’alluvione di rifiuti che sommerge la loro regione?

Quella volta che Berlusconi…

Strano il modo in cui a volte l’interruttore della memoria scatta e illumina di una luce diversa i fatti passati.
In questo caso è stata una frase di Nadia Macrì, una escort che racconta i suoi incontri con Berlusconi:

“Per le due prestazioni sessuali con Berlusconi ho avuto 10.000 euro in totale.”

Mi è tornata alla mente un’altra occasione, nella quale il Presidente del consiglio dette dieci milioni a due ragazze e lo fece davanti a tutti e (quasi) nessuno si scandalizzò. Anzi…

Era il 17 gennaio 2003 e La Repubblica scriveva:

“Un impegno personale e un regalo in denaro alle due giovani ex schiave del sesso cha raccontavano le loro tragiche vicende.”

Avete già capito di quale occasione stiamo parlando? Continuiamo:

“Si è concluso così, stamattina, l’incontro privato tra Silvio Berlusconi e don Oreste Benzi, nella residenza del premier a Palazzo Grazioli. Il sacerdote, da anni impegnato nella lotta alla prostituzione, ha chiesto al presidente del Consiglio un impegno preciso: un decreto legge per vietare la consumazione di atti sessuali con le straniere che si prostituiscono (le vere vittime del racket), sia sulla strada sia nei locali. Un provvedimento che renderebbe punibili anche i clienti.”

Che ne dite di quell’episodio adesso? C’è n’è ancora:

“E, per mostrare le drammatiche condizioni di vita delle extracomunitarie ridotte in schiavitù, il prete ha portato al colloquio due donne: una ventenne bulgara e una minorenne albanese, rapite entrambe, all’età di 14 anni, nei rispettivi Paesi.”

A quei tempi Il nostro Presidente aveva il ben studiato vezzo di spingere le persone ad identificarsi con lui con la formula “Anch’io sono stato… ” aggiungendo di volta in volta contadino, operaio ecc… Quando seppi che don Oreste gli aveva fatto incontrare due prostitute mi ero chiesto se avesse detto “Anch’io sono stato prostituta”. Don Oreste ci raccontò che invece disse  “Anch’io ho delle figlie della vostra età“.

“Il racconto delle loro esperienze, secondo quanto raccontato da Don Benzi, ha commosso “fino al pianto” Berlusconi, che, al termine dell’incontro, dopo aver ricordato di avere figlie della stessa età, ha donato loro cinque milioni a testa: un gesto che, secondo il sacerdote, si può interpretare come “un segno contro la povertà di queste ragazze” “.

Questa la parte che ricordavo meglio. Andando avanti l’articolo de “La Repubblica” diventa molto più interssante, sette anni dopo.

“Questo sul piano simbolico. Su quello concreto, il premier si è mostrato possibilista sulle proposte di Don Benzi: “Ora me ne occuperò io”, ha assicurato. Ecco perché il sacerdote si è detto ottimista: “Lo Stato – ha ricordato – non può essere connivente con la prostituzione, non può mantenere l’appetito sessuale di dieci milioni di clienti. Berlusconi è rimasto sorpreso di quanto gli ho detto. Non si è pronunciato, ha ascoltato, ma mi ha detto che dopo i 100 provvedimenti di questi primi mesi di governo, comincerà con la prostituzione. Mi ha detto che ne parlerà con i suoi collaboratori”.
E del resto, pochi giorni fa, proprio il capo del governo aveva riaperto il dibattito sulla prostituzione. Intervistato da un quotidiano, si era detto indignato per la presenza di donne poco vestite sulle strade, e aveva anche ipotizzato un’eventuale riapertura delle case chiuse. Dichiarazioni che avevano suscitato forti reazioni, con la solita divisione tra favorevoli e contrari.”

Adesso ricordo che nel leggere queste righe mi ero chiesto cosa ne pensasse della presenza di donne poco vestite nelle sue televisioni.
Non tutti apprezzarono il gesto:

“Adesso, il colloquio con Don Benzi. E il regalo alle giovani donne. Gesto che ha provocato il duro commento di Carla Corso, rappresentante storica delle prostitute, che, ha tuonato: “Berlusconi? Un pigmalione da operetta”. Dopo un giudizio ironico: “Hanno finalmente fatto la più bella marchetta della loro vita”. Indignata anche la parlamentare diessina Livia Turco: “Mi ripugna una esibizione così cinica del denaro di fronte alla disperazione, il cui riscatto non è in alcun modo monetizzabile”

Don Oreste proseguì nella sua lotta anche con una proposta di legge di iniziativa popolare, che non prevedeva certo la riapertura delle case chiuse.

Per perseguire la sua causa don Oreste incontrò molte volte altri politici. Ma non ebbe grossi risultati. In uno di questi colloqui il politico di turno fu molto sincero ed esplicito e don Benzi riportò il suo pensiero nell’ultimo discorso pubblico, alle Settimane sociali di Pisa:

Un’altra cosa: 100mila donne sono tenute sotto sfruttamento in Italia. Non ascoltate quel che dicono, che sono libere. Vorrei portarvi tutti sulla strada, portare almeno due donne in casa ad ognuno di quelli che sostengono che sono libere. Vergogna! E allora io dico: perché viene mantenuto un massacro, un orrore simile? Non si vuol perdere il voto di 10 milioni di cosiddetti clienti. Mi diceva un pezzo grosso, grossissimo (siccome abbiamo fatto una proposta di legge di iniziativa popolare): chi vuole che glielo approvi, padre? Qual è quel partito che è disposto a perdere anche un solo voto? E io ho detto: siete dei prostituti politici. Date le dimissioni e andatevene. Non potete fare questo, la dissacrazione.”

… o Bunga Bunga?

Che dire del Bunga Bunga? Certo che iniziare così un post in un blog non sembra molto appropriato. Ma rende l’idea che di fronte a certe cose si rimane senza parole e quasi non se ne vorrebbe parlare.
Ho un senso di fastidio a scrivere del Bunga Bunga, soprattutto perchè mi rendo conto che non ne uscirà niente di buono, perchè chi ha digerito, non dico il conflitto d’interessi e le leggi ad personam (roba da intellettuali), ma lo scandalo di Noemi e le rivelazioni di Patrizia D’Addario, anche stavolta non farà una piega.
Anche stavolta ci divideremo fra chi pensa che sia un vecchio porco sempre pronto a raccontare balle e abusare del proprio potere pur di continuare a godere delle grazie di una minorenne e chi crederà che è solo un simpaticone pronto a commuonversi per i guai di una ragazzina.
Di più la faccenda ha anche un nome simpatico, oltre a un paio di quelle “quattro esse” che fanno la fortuna del cattivo giornalismo: sesso, soldi, sangue e salute. Così questa vicenda ruberà altro spazio a cose come i tagli alla spesa sociale della finanziaria, ai disperati di Terzigno o ad altri disastri dell’attuale Governo.
Scommetto che quando si presenterà alla Conferenza Nazionale della Famiglia (8 – 10 novembre) troverà comunque persone che lo applaudono nonostante queste vicende e il nullla che il suo Governo ha fatto in tutti questi anni per le famiglie.
E quando si avvicineranno le elezioni tornerà a paventare lo spettro di vecchie ideologie, così che la consultazione assumerà il sinistro significato di un’altenativa “Comunismo o Bunga Bunga?”

Contesto

Un ciclista sta andando al tempio di Diana, su un colle. Non è sicuro della strada così chiede a un passante:
- Vado bene per Diana?-
- Per Zeus, mi sembri Coppi!-

Questa era la “versione oratorio” di una storiellina che veniva adattata così per non correre rischi, casomai il Parroco passasse di lì.
Adesso che Mosignor Fisichella ha giustificato la bestemmia in funzione del contesto, si potrà raccontare la versione originale?