Grammatiche del futuro
Ho letto “Anime del futuro” di Cory Doctorow. Un libro di fantascenza dove a informatica ed economia si mischia un qualcosa che assomiglia a una favola raccontata da Tim Burton per non fare addormentare i bambini.
Una cosa che mi ha colpito è l’abbondanza di marchi commerciali, anzi di brand, come si dice oggi. Ho avuto l’impressione che il brand tenda a prendere un suo ruolo nel discorso sostituendo gli aggettivi o una lunga descrizione. Quante cose raccontiamo di una persona dicendo che porta un paio di Birkenstok o delle Adidas o delle Nike tarocche? Oppure che pranza in un McDonald, prende il caffè da Starbuks, fa la spesa alla Coop. Scende da una Ferrari, da una Logan, da una Trabant restaurata a puntino. Forse non tutti apprezzano cosa voglia dire forare il muro con un Makita piuttosto che con l’ultima offerta del Lidl, ma non c’è dbbio che molti brand sono fortemente evocativi.
Chissà che nel futuro la maestra non chieda a Pierino “Oltre a sostantivi, verbi, aggettivi quali altre parti principale del discorso conosci?” e Pierino risponda, nascondendo frattolosamente il suo Nokia nell’Invicta, “I brand, signora maestra”.