Petaloso, pensieri per una piccola parola
Sui social network è stato un giorno di follia. La parola petaloso ha cominciato a rimbalzare in rete e, dovunque sia arrivata, ha provocato reazioni divertite e divertenti. Legioni di creativi (me compreso) si sono cimentati con la nuova parola, chi scrivendo, chi disegnando, chi tirando fuori una foto dal’archivio. I giornalisti hanno indagato, i pubblicitari hanno improvvisato slogan per dimostrare che i loro prodotti fossero petalosi.
La cosa merita qualche commento.
Vediamo come è nata.
Un bambino, Matteo, commette un errore: scrive un aggettivo che non esiste.
La maestra invece di guardare solo all’errore, commenta che l’errore è “bello” e valuta il compito positivamente.
La cosa poteva finire lì. Invece la maestra decide di consultare nientepopodimenoche l’Accademia della Crusca.
L’Accademia della Crusca risponde, rientra nei suoi compiti istituzionali. Lo fa con una bella lettera, in cui approfitta per spiegare a quei bambini come una parola entra a far parte del vocabolario.
La maestra decide che quella cosa non deve restare solo per la sua classe e condivide su un social network.
E qui “petaloso” esplode, diventa virale. Su Facebook il post viene condiviso, commentato, nascono altri post sull’argomento che a loro volta vengono condivisi. Su Twitter #petaloso entra nell’Olimpo degli hashtag di tendenza, Istagram fiorisce di immagini petalose. I giornalisti hanno indagato, i pubblicitari hanno improvvisato slogan per dimostrare che i prodotti dei loro clienti fossero petalosi.
Un gioco? Forse, ma alla parola “gioco” scatta un’associazione: chi conosce la teoria dei giochi potrebbe parlare di “gioco a somma non zero”. L’economia classica ci ha abituato ai giochi “a somma zero” dove se uno guadagna l’altro perde. Questo, invece, è un gioco dove molti hanno guadagnato senza che nessuno abbia perso. Certo, i guadagni di molti sono esprimibili soprattutto in termini di stima e autostima. Questo vale soprattutto per Matteo, per la maestra e per l’Accademia della Crusca, che ha avuto un guadagno di immagine non indifferente. Ma una notizia che rimbalza per il Web genera anche dei ritorni economici e le agenzie pubblicitarie non hanno certo lavorato gratis.
Il tutto è partito da gesti gratuiti: la maestra poteva chiudere lì, l’Accademia della Crusca poteva dare una risposta concisa e burocratica, di nuovo la maestra poteva tenere per sé la lettera di risposta. Invece hanno fatto qualcosa in più e ne hanno ricavato qualcosa per sè e per gli altri.
Un’altre considerazione. Da tempo, insieme ad altri, lavoriamo al progetto della “Scuola del Gratuito”. Fra le molte cose che diciamo che anche l’errore è positivo, è una occasione di imparare. Quale migliore esempio di questo?
Ma prima di noi ci aveva pensato Darwin. O meglio possiamo desumerlo dalla sintesi moderna che si fa tra teoria di Darwin e genetica. Pensateci un attimo: “petaloso” nell’ecosistema del Vocabolario esistente sarebbe un errore, così come lo sono le mutazioni. La lettera dell’Accademia si presta bene anche a spiegare come funzioni l’evoluzione: se la parola trova un ecosistema favorevole sopravviverà e potrà farne parte in permanenza. Magari nel passato qualche altro bambino ha prodotto la stesa parola, ma non ha trovato l’ambiente favorevole: la maestra ha fatto un segno rosso e dato un voto in meno. Mentre scrivo apprendo che Michele Serra l’aveva già usata nel ‘91 su Panorama, evidentemente non era il posto giusto. Per il momento l’ecosistema Web ha reagito molto bene. Non resta che aspettare e continuare ad usare questa simpatica parola.