Black block, quale danno?
Dicendo che il danno maggiore non sono le vetrine o le automobili bruciate, probabilmente scandalizzerò qualcuno di chi mi legge. Ma sono convinto che, alla lunga, i maggiori danni li subiranno le persone che soffrono la fame , proprio quelle a cui l’Expò dovrebbe dare delle risposte. Complici in questo i mezzi d’informazione, che oggi dedicano la quasi totalità dello spazio all’ordine pubblico e lasciano nel buio proprio i temi che i manifestanti pacifici (vittime anche loro) avrebbero voluto portare all’attenzione dell’opinione pubblica.
Che un’esposizione ponga in evidenza gli aspetti tecnologici è nella natura delle cose, pretendere che faccia altro sarebbe un po’ come chiedere al concorso di Miss Italia di mettere in risalto l’intelligenza e la cultura delle partecipanti. Ma qualcun altro potrebbe evidenziare altri aspetti che non siano le potenzialità delle sementi o la tecnologia delle nuove macchine ipertecnologiche. Ad esempio chiedersi se questi mezzi così potenti finiranno in aziende destinate a produrre per quel 1,9 miliardi di persone che sono sovrappeso (fonte: Organizzazione mondiale della Sanità) oppure per gli 805 milioni che sono in condizione di denutrizione (fonte: FAO). Avete letto bene: il problema del sovrappeso interessa più persone della fame, anche se la fame ne uccide di più. Non esistono stime omogenee, ma solo fra i bambini sotto i cinque anni la fame ne uccide 3 milioni (UNICEF), mentre l’obesità si stima sia letale per 2,8 milioni persone (OMS).
Sono cifre sorprendenti, meritevoli almeno di essere esposte e discusse in un talk-show. Ma, possiamo scommetterci, l’attenzione sarà tutta rivolta all’ordine pubblico, alle vetrine spaccate, alle macchine incendiate, ai danni che quei cinquecento violenti hanno fatto alla città di Milano. Non ci si chiederà che fine faranno i prodotti di un’agricoltura da fantascienza, poco accessibile alle tasche di chi trova il microcredito più utile di una mietitrebbia guidata dal satellite.
Eppure non mancano voci che puntano l’attenzione sull’importanza della distribuzione delle risorse, oltre che sulla loro produzione. Fra tante ne cito una che mi sembra particolarmente autorevole. Un brano fortemente sovversivo: per chi non lo sapesse gli accenni alla “mano invisibile” e alle “forze cieche” alludono ai fondamenti dell’ideologia liberista, secondo la quale l’importante è produrre, poi le forze cieche del mercato agirebbero come una mano invisibile che darebbe benessere e prosperità per tutti.
“Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi”.
(Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 204)
Non basta quindi produrre, occorre anche distribuire in modo equo. Non mi stupisce che si preferisca parlare di vetrine spaccate e auto in fiamme, come non stupisce che qualcuno voglia screditarlo dandogli del comunista.