Valutazioni
“Buongiorno, questi sono i compiti in classe di ieri, qui c’è la soluzione e una griglia per l’autovalutazione: consideratele un “cruscotto” comune di riferimento grazie al quale potete individuare i vostri punti di forza e di debolezza e sviluppare un piano di miglioramento. Poi datevi il voto, io controllerò un 10% dei vostri lavori”
Cosa direste di un insegnante che si comporta così? Come minimo che non ha voglia di lavorare, ma anche che non gli importa gran che dei suoi alunni e vuole adempiere il proprio dovere (o far finta di farlo) col minimo dispendio di energia. E potremmo anche dire che spinge gli alunni a ingannare l’insegnante, oltre che se stessi. Tutti, insegnante e alunni, prendono in giro le famiglie.
Bene, questo è quello che lo Stato ha in mente per la valutazione delle Scuole. Infatti il documento “La buona Scuola” pone una grande enfasi sull’autovalutazione: una parte del discorsetto dell’insegnante ne è una citazione quasi letterale. Benissimo per l’autovalutazione, promuoverla negli alunni dovrebbe essere fra gli obiettivi di un buon insegnante. Poi però se si vuole che la cosa sia seria anche l’autovalutazione ha bisogno di una verifica esterna. E controllare un istituto su dieci vuol dire che elementari e superiori verranno controllate ogni due cicli e le medie ogni tre. Nel frattempo le Scuole saranno libere di dire quello che più gli fa comodo.